Nessun uomo può considerare la sua donna una proprietà..
Mi guardo allo specchio e vorrei urlare: «Sono viva. Posso guardarmi, esisto!». Annamaria Spina oggi ha 45 anni, vive con il marito Michele a Catania, con due figli di 14 e 10 anni e fa l'attrice. Ma quel giorno del 1993 poteva essere l'ultimo della sua vita. Ci racconta come ha fatto a essere una scampata e perché ha avuto il coraggio di portare la sua storia sul palcoscenico. «Avevo 22 anni e Nino, il ragazzo che avevo appena lasciato perché era geloso e possessivo, una sera mi invitò in discoteca. Che male c'è, pensai. Poi, una volta in macchina, iniziò a inveire: «Puttana, perché vuoi lasciarmi?».
E giù pugni e schiaffi prima sul viso, poi in basso fino allo stomaco. Tra me e la morte c'era una sottile linea di confine, ero priva di forza e di sensi. Non so come ho fatto a uscire viva da quell'abitacolo. Per anni ho sentito addosso le mani e i sospiri di quell'uomo e ho persino fatto fatica a fidarmi di quello che oggi è mio marito e padre dei miei figli. Poi ho capito che dovevo reagire. Dovevo farlo per le altre donne. Così ho unito l'arte all'impegno civile: ho portato la mia testimonianza a teatro, è diventata il monologo "Sei mia", come le parole che mi diceva Nino quando eravamo insieme. Solo a pensarci mi vengono i brividi, non era una dichiarazione d'amore, era una minaccia. Nessun uomo può considerare la sua donna una proprietà».
Bellissima storia Denise, mi ha fatto rabbrividire, ma nel contempo anche gioire per la giusta reazione della protagonista che ha saputo unire alla sua vocazione artistica di attrice teatrale l'impegno civile. E così la sua dolorosa storia personale si è trasformata in testimonianza, attraverso un monologo teatrale. La narrazione di sè è anche un modo per elaborare un dolore immane con la condivisione....
RispondiEliminaCosa ne pensi Denise?
Attendo un tuo post con le tue riflessioni...
E voi ragazzi che ne pensate? Ha fatto bene la protagonista a raccontare la su storia/testimonianza?